domenica 27 gennaio 2013

IL TREBBIANO ABRUZZESE, descrizione ed istruzioni per l'uso...

Recentemente ho avuto una social-discussione con una giovane, ma già molto nota, testata web che si occupa di vino e di tutte le strade che ad esso conducono.
La pietra dello scandalo è stato proprio il Trebbiano Abruzzese, infatti in un loro articolo si asseriva che il Bombino Bianco era esattamente lo stesso vitigno che in Abruzzo è noto con il nome Trebbiano d'Abruzzo.
In verità questo è un equivoco molto frequente in diverse descrizioni reperibili in rete, in molti testi anche autorevoli, ed addirittura in alcune schede descrittive predisposte dalle aziende vinicole per i loro vini.
E così, per onor di chiarezza, e per dare la giusta valorizzazione ai vignaioli abruzzesi che hanno saputo valorizzare questo vitigno tra mille difficoltà e con decenni di duro lavoro, ho voluto scrivere questa descrizione del Trebbiano d'Abruzzo (il vitigno, non la DOC!).

Grappolo di Trebbiano Abruzzese o d'Abruzzo
INTRODUZIONE E STORIA
In Italia i vitigni genericamente denominati Trebbiano sono
molto diffusi, tanto che rappresentano, nella loro totalità, la vite a bacca bianca più diffusa nel nostro paese (la seconda in assoluto dietro al Sangiovese, che è a bacca rossa).
Questa categoria di vitigni, nel passato, non è mai stata classificata con puntualità e sistematicità, probabilmente perchè allevata in zone rurali povere, dove la cultura enologica è nata in ritardo e non si è immediatamente compresa l'importanza di identificare un vitigno con il proprio territorio di origine, il tutto a favore di altri vitigni che intanto si creavano la loro fama ed identità.
Tanto è vero che già nel primo secolo D.C., Plinio il Vecchio nei suoi scritti parla di “Vinum Trebulanum”, e secondo il Prof. Franco Cercone questo nome proviene da “trebula”, cioè fattoria o casale, da cui l'aggettivo “trebulanus” che forma l'etimologia della parola Trebbiano ad indica un vino bianco di campagna, “paesano”, cioè prodotto ad uso e consumo dei contadini delle fattorie di campagna.
Per completezza d'informazione è giusto ricordare che il Prof. Mariano Corino, responsabile della traduzione degli scritti di Andrea Bacci del 1596: “De Naturali Vinorum Historia Italiae”, spesso parli di un vino Trebulano, che pare proveniente da Trebula: l'odierna Treglia in provincia di Caserta.
I trebbiani sono molto diffusi anche all'estero: in Francia per esempio è noto con il nome di Ugni Blanc o Saint-Emilion ed è utilizzato per produrre, oltre al vino, anche il Cognac e l'Armagnac.
In Italia per distinguere i vari Trebbiano spesso si aggiunge il luogo geografico di origine o di maggior diffusione.
Le prime tracce certe della presenza di questo Trebbiano in Abruzzo risalgono al 1500, ma è molto probabile il vitigno sia stato coltivato in Abruzzo sin dall'epoca Romana.
Il Trebbiano Abruzzese è per la regione la varietà a bacca bianca più diffusa, ed è coltivato su una superficie vitata è di circa 14000 ettari distribuiti sulle quattro province dove, ovviamente, la fascia costiera la fa da padrona!
Il Trebbiano Abruzzese o d'Abruzzo è un vitigno autoctono abruzzese, infatti le evidenti differenze dagli altri Trebbiani (apice, foglia, forma di grappolo ed acini, epoca di maturazione, etc.), e lo studio dei suoi cloni analizzati e selezionati (ad es.: clone Trebbiano Abruzzese I-UBA-RA TRT 27 a cura di Università di Bari e Agenzia Regionale di Sviluppo Agricolo della Regione Abruzzo, Ref.: M. Odoardi ed A. Iezzi), gli hanno valso l'iscrizione nel “Registro Nazionale delle Varietà di Vite” del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali al Codice n. 332 con ammissione al Registro del 24/11/1994 e pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 295 del 19/12/1994, in cui tra l'altro, nella prima riga dell'allegata scheda ampelografica, dove si parla dei sinonimi, è espressamente indicato che Bombino Bianco ed Empibotte sono sinonimi errati.
Probabilmente, la  granparte della confusione che si è creata con il Bombino Bianco, è stata generata anche dal disciplinare della DOC Trebbiano d'Abruzzo, nel quale si legge che le uve che possono concorrere alla formazione di questi vini sono uve da vitigni Trebbiano Abruzzese e/o Bombino Bianco... .
E' possibile che all'epoca, era il 1972, non si avessero gli strumenti scientifici per distinguere le varietà, ma molto più probabilmente la cosa fu voluta: infatti in Abruzzo c'erano molti vigneti con il vitigno Passerina (un autoctono a bacca bianca a cavallo tra Abruzzo e Marche), e così con quella dicitura si dava la possibilità a tutti i viticultori abruzzesi di produrre la propria DOC.
Vi state chiedendo cosa c'entri la Passerina con il Bombino Bianco? Ecco scoperto l'arcano: il Prof. Leonardo Seghetti, luminare in agronomia ed enologia di indiscussa fama, in collaborazione con l'Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano (TV) ha pubblicato sulla rivista L'Enologo, n. 11 del 2004 (a firma di G. Moretti, L. Seghetti, A. Venturi, M. Crespan, L. Lovat e F. Men) i risultati di uno studio sull'origine di tre vitigni: Pagadebit, Passerina e Bombino Bianco, dal quale si evince che si tratterebbe di tre biotipi dello stesso vitigno, anche se resta difficile identificare la sua iniziale origine e provenienza. 
Così si capisce il perchè della citazione del Bombino Bianco nel disciplinare della DOC: in realtà si voleva autorizzare l'autoctono Passerina, e si spiega anche la diffusione a raggiera del Bombino Bianco o Passerina, proprio nelle regioni intorno ad Abruzzo e Marche, e cioè: Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Molise e Puglia, ma quest'ultima è solo una mia, opinabilissima, considerazione!
Naturalmente anche il Bombino Bianco, che alcune fonti lo descrivono come originario del Lazio dopo una probabile importazione dalla Spagna, ha sviluppato nel corso dei secoli alcune caratteristiche autoctone nei luoghi in cui è storicamente coltivato (Emilia Romagna dove è chiamato Pagadebit, nord della Puglia, Lazio, etc.).
Con queste digressioni sul Bombino Bianco, spero proprio che da oggi in poi nessuno parli più di identità tra i due vitigni, ed anzi: confido che si comincino a correggere tutte quelle pagine, schede, siti, etc. in cui è indicata questa errata sinonimia, torniamo ora a parlare del vero protagonista di questo articolo: il Trebbiano Abruzzese.

VINIFICAZIONE E CARATTERISTICHE DEI VINI
Il Trebbiano Abruzzese è un vitigno molto versatile, si ottengono vini dal colore giallo paglierino, con riflessi verdognoli in gioventù, di buona acidità, leggeri e non molto strutturati, i profumi sono floreali e fruttati, all'assaggio si ritrovano gli stessi sentori olfattivi per poi passare al suo tipico e sfumato retrogusto di mandorla amara.
Se vendemmiato al massimo della sua maturazione tecnologica si ottengono vini di elevato grado alcolico, ma spesso si diradano i sui profumi caratteristici sia in intensità che in complessità.
Riesce a manifestare grandissime qualità se coltivato con basse rese e vinificato con attenzione.
Il vino, a seconda dell'epoca di raccolta, della metodologia e delle tecnologie di vinificazione, può dare bottiglie dalla grande longevità, struttura e corpo, probabilmente impensabili per un vino bianco, e bottiglie di pronta beva che esaltano un fruttato molto fresco, di buona intensità e media complessità.

DOC E IGTTrebbiano d'Abruzzo DOC; Abruzzo DOC; Controguerra DOC; Ortona DOC; Terre Tollesi o Tullum DOC.Colli Aprutini IGT; Colli del Sangro IGT; Colline Frentane IGT; Colline Pescaresi IGT; Colline Teatine IGT; del Vastese o Histonium IGT; Terre Aquilane o dell'Aquila IGT; Terre di Chieti IGT.

DESCRIZIONE AMPELOGRAFICA
Germoglio: con apice aperto, sublanuginoso, verde-biancastro, con orli debolmente rosati.
Foglia: pentalobata; pagina superiore verde chiaro, opaca, priva di colorazione sulle nervature principali e secondarie, assenza di bollosità; denti a base larga, mucronati, medi; seni laterali superiori a lira chiusa con bordi leggermente sovrapposti, mediamente profondi, quelli inferiori accennati a V aperto; lobo terminale retto; pagina inferiore sublanuginosa, di colore verde-grigio; nervature della pagina inferiore aracnoidee, di colore verde chiaro.
Picciolo: di lunghezza media-corta, setoloso, di colore verde chiaro, con striature violacee all'inserzione con il lembo, di lunghezza vicina a quella della nervatura principale del lembo, grosso, con canale evidente.
Portamento della vegetazione: ricadente.
Grappolo: piramidale, alato, lungo, grosso, elevato numero di acini.
Acino: medio, rotondo; buccia di colore verde-giallognolo, poco pruinosa; polpa a sapore neutro, succosa.

FENOLOGIA
Germogliamento: medio-tardiva, prima decade di Aprile.
Fioritura: media, metà Giugno.
Invaiatura: media, prima decade di Agosto.
Maturazione dell’uva: media-tardiva, fine Settembre.

CARATTERISTICHE ED ATTITUDINI COLTURALI
Vigoria: notevole; esige potature lunghe e ricche; con il sistema di allevamento a palmetta irregolare s'esalta la vigoria vegetativa.
Resistenza ai parassiti ed altre avversità: poco sensibile alla siccità e discretamente resistente a buona parte delle crittogame, ma particolarmente sensibile all'oidio.
Affinità con i portinnesti: ottima con K. 5BB, 775 P. e 1103 P.; buona con 420 A ed SO4; scarsa con 140 Ru. e 110 R.
Esigenze: si adatta bene a terreni collinari e argillosi.

2 commenti:

  1. Articolo davvero interessante. Restano però tante domande, a cominciare dal potenziale enologico del trebbiano abruzzese.
    In fondo i "grandi" trebbiani vengono quasi sempre da vitigni misti; si trovano grandi espressioni dell'abruzzese in purezza? E in invecchiamento?

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  2. Te ne cito uno per tutti: il Trebbiano di Valentini, Lui dice che è fatto esclusivamente con trebbiano Abruzzese.
    In generale bisogna fidarsi di quello che ci dice il vignaiolo, in abruzzo ci sono molti produttori seri ed affidabili, vale la pena credergli!

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